La musica della Foresta

Ringìl x Naerdiel

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    Per ben sessant'anni, più di mezzo secolo quindi, Naerdiel non si era mai più fatta vedere agli occhi del mondo senza quel sacro velo che, oltre a sottolineare ed attestare la sua fede ed il ruolo di sacerdotessa da lei svolto, l'aveva sempre protetta dagli sguardi altrui. Per quanto si trovasse a proprio agio a livello fisico, paradossalmente non aveva mai amato attirare attenzioni di nessun genere su di sé; proprio per queste banale motivo era grata a quel leggero pezzo di stoffa, decorato con ricami di farfalle appositamente scelti da lei in persona al suo ricevimento: indossandolo sul capo le cadeva un poco sopra gli occhi, quasi a nasconderli, e Naerdiel si sentiva più libera e meno intimorita dalle possibili occhiate incuriosite che le riservava chi le stava attorno. Poteva osservare senza paura di essere vista, non completamente almeno, e ciò la rendeva tranquilla. Si sentiva al sicuro sotto quel velo, riparata e protetta da quell'effetto vedo-non-vedo che esso produceva.
    Ed ora invece eccola lì, esposta integralmente alla vista del bardo, senza più indosso la sua leggera barriera nera a mantenere una sorta di intangibile distanza protettiva tra loro, letteralmente pietrificata dalla situazione. Si strinse nelle spalle, quasi a tentare un ultimo ed estremo gesto di difesa. Si sentiva nuda, estremamente vulnerabile ed inerme sotto il peso di quello sguardo stupito; l'imbarazzo si trasformò violentemente in sconforto, riempiendole gli occhi già lucidi di lacrime pronte a riversarsi sulle sue guance sbiancate. No voleva farsi vedere così, non da Ringìl specialmente.
    «No, vi prego...» implorò con voce flebile mentre allungava invano una mano in avanti, tentando disperatamente di riappropriarsi del velo caduto sulla spalla del giovane appena lo notò, ma non fece in tempo a muoversi che vide il bardo afferrarlo e lanciarlo via, lontano dalla sua portata. Si sentiva completamente disorientata, incapace di agire e di pensare ad una qualche soluzione; la sua mente le urlava di calmarsi mentre il suo cuore le implorava di nascondersi, incapace di reggere ancora a lungo quella pressione.
    Si sarebbe volentieri rannicchiata nuovamente in posizione fetale a celare i suoi delicati lineamenti tra le mani se il suo corpo non si fosse irrigidito al contatto dell'altrui mano sulla propria guancia. Una carezza così delicata sulla pelle, così gentile... ma nulla fu paragonabile a quell'unirsi di labbra soffici che mai si sarebbe aspettata. Si abbandonò a quel tepore, inizialmente incerta sul da farsi, su quali sensazioni fosse giusto provare, dimenticandosi per un breve lasso di tempo -quanto quell'inatteso bacio durò- di tutto il resto, perché davvero poca importanza aveva in quel preciso istante.
    Si portò le lunghe dita a sfiorare la labbra quando il bardo ve ne si allontanò un poco, il viso in fiamme oramai; socchiudendo gli occhi color magenta le portò poi titubante sulla bocca di Ringìl, quasi a voler toccare con mano quella morbidezza, ad accertarsi di non essere in un sogno. "No, è la realtà" poté constatare dallo stretto abbraccio delle loro dita. La calda voce bardo le arrivava alle lunghe orecchie entrandole così nella testa, ma non riusciva a comprendere appieno le sue parole.
    «Io non... non ho fatto nulla, davvero. Ve lo giuro, io... io non ho creato nulla... non vi ho fatto nulla...» la voce era ridotta a poco più che un mormorio confuso. «Ma io non ho paura di voi Ringìl, come potrei?» a quelle parole pronunciate con tono fermo e sicuro poggiò nuovamente la mano sul volto altrui, allontanando la propria fronte da quella del giovane per posarvi delicatamente le labbra. Come poteva aver timore di una persona che la Natura amava, in grado di creare dal nulla una magia di note capace di conquistare anche l'individuo più schivo?
    Si allontanò poi al volto del bardo con uno scatto veloce, quasi fosse finalmente tornata in sé, la solita Naerdiel impacciata e timorosa.
    «Perdonatemi, non so cosa mi sia preso» abbassò gli occhi a fissare il manto variopinto di foglie che nascondeva il terreno, senza però allontanare la mano da quella tenera stretta di dita, «Il vostro cuore e la vostra Anima appartengono a voi, non potrei mai... perché poi dite così?... Io... » sospirò avvilita notando quanto le risultasse difficile seguire il filo dei propri pensieri ed esprimersi correttamente, avvampando ancora una volta in volta per l'imbarazzo.
    Santa Dea come era confusa.
    « Naerdiel Eäriorith »Elfo • 95 anni • Arcadia • Sacerdotessa di Kaleanae • scheda ☆Role scheme © only for garden of memories gdr
     
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    Sembrava che le foglie gialle, rosse e arancioni piovessero più lentamente sul tappeto variopinto che già da tempo s'era staccato dai rami per abbracciare la terra. Sembrava che il tempo si fosse fermato ovunque, non solo in quell'angolo di paradiso boschivo e autunnale, che il mondo roteasse più piano, che il cuore della Natura pulsasse silenziosamente, per non fare rumore, per non spaventare ulteriormente Naerdiel.
    Ringìl si mordeva le labbra, combattuto profondamente: da una parte era estasiato dal sapore della Faerie, dal suo imbarazzo talmente vivo e palpabile da togliergli il respiro, certo di essere riuscito ad aprire una breccia, più o meno grande, nel suo cuore, ma dall'altra temeva terribilmente che ella potesse fuggire da lui, smarrita e scioccata com'era. E se avesse pensato che fosse interessato solo al suo corpo? Solo a violare le sue grazie, stregato dalla sua bellezza e indifferente alla sua splendida e fanciullesca innocenza? No, non lo avrebbe permesso. Naerdiel lodava la Dea delle Faerie e della Natura, Ringìl avrebbe lodato lei, l'avrebbe lusingata e ammirata come la sua divinità e avrebbe dissipato ogni suo dubbio.
    Corse a cercare le dita di lei che dalle sue labbra erano passate poi nuovamente al suo viso e le strinse nello stesso abbraccio che aveva riservato all'altra mano. Portò entrambi gli intrecci delle loro dita sulle sue ginocchia, guardandola per la prima volta dopo troppo tempo in quegli occhi lucidi del colore dei fiori più belli della lontana Primavera. Era così difficile tenere lo sguardo fuori da quelle pozze languide e acquose, sapeva che non faceva altro che procurarle imbarazzo, ma si sarebbe tuffato in quegli occhi magenta e avrebbe nuotato eternamente nel mare dei suoi sguardi timidi e veloci.
    Naerdiel era così confusa che fece l'effetto opposto al bardo: l'espressione crucciata di un cucciolo vinto gli fece venire una voglia tremenda di baciare quel piccolo broncio, di sentire ancora il sapore dolcissimo delle sue labbra, per poi salire fino ai suoi occhi e baciare anche il salato delle sue lacrime.
    Le sue parole si spezzavano e si perdevano in discorsi sospesi, come singulti. Ringìl allora sorrise: si allungò verso lo strumento lasciandole momentaneamente le dita e ascoltando distrattamente i frammenti di frasi sconnesse che le lasciavano le labbra. Raccolse il velo nero e per la prima volta notò le piccole farfalle che lo decoravano; era così fine e delicato che sembrava fatto apposta per lei, anche se il nero era un colore troppo cupo per la Faerie, a suo parere. Quando tornò col petto parallelo al corpicino di Naerdiel si sporse in avanti e le coprì nuovamente la lunga chioma azzurra e violacea con quella stoffa tanto preziosa per lei.
    - Ecco qua. - disse, sperando di fermare la folle corsa del suo cuore e della sua lingua.
    Entrambi avevano detto di avere paura l'uno dell'altro. Fantastico, non era una cosa di cui vantarsi quella di riuscire a spaventare quella splendida fanciulla di cui si era innamorato dal primo momento in cui l'aveva vista spuntare da dietro l'albero dove si era nascosta, ma entrambi provavano qualcosa per l'altro ed era già un inizio, che poi si trattasse di timore era un fattore secondario.
    - Calmatevi, Naerdiel. - cercò di tranquillizzarla quando schizzò via da lui, forse tornata in sé dopo essersi lasciata andare a qualche confessione di troppo - Se vi faccio paura perché non vi fidate di me potete dirmelo e me ne andrò senza tornare, ma vi assicuro che sono stato spinto da un sentimento puro e talmente primordiale da non poter essere fermato. E sinceramente non volevo nemmeno. -
    Fu onesto con lei: sentiva un bisogno irrefrenabile di baciarla, senza altri fini o cattive intenzioni, perché reprimerlo? Sapeva di correre il rischio di potersene pentire, ma la morbidezza delle sue labbra era riuscita a zittire ogni preoccupazione in quel momento e aveva agito di puro istinto, come un animale, come l'essere in simbiosi con la Natura e privo della malizia degli umani che, fortunatamente, era.
    Il dado era tratto, aveva detto la verità e nient'altro che la verità, le aveva praticamente confessato di essersi invaghito di lei nel più casto e fulmineo dei modi, ma ora toccava a lei decidere se allontanarlo o credere alle sue parole. In fondo se l'avesse tagliato fuori dalla sua vita l'avrebbe capito: c'era stato per così poco e già aveva osato così tanto..se Naerdiel l'avesse cacciato avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo, se ne sarebbe fatto, con molto tempo e molto dolore, una ragione e sarebbe tornato a elemosinare per la città in tempo di...
    Ringìl sussultò. Al ricordo di che giorno fosse rimembrò della sagra autunnale che da poco era cominciata nel paese vicino e pieno di gioia ed entusiasmo come un bambino sotto Natale guardò solare la Faerie e le prese nuovamente le mani, alzandosi in piedi e invitandola a fare lo stesso.
    - Naerdiel, prima che decidiate vorrei che mi seguiste. - disse contenendo a fatica l'emozione che lo aveva riempito all'idea di portarla a vedere una delle poche cose belle del mondo degli uomini - Siete mai stata in paese? –
    « RINGÌL ÚMARTH »mezzelfo • 28 anni • Arcadia • bardo • scheda ☆Role scheme © only for garden of memories gdr


    Edited by ~Huck. - 13/5/2017, 00:37
     
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    Naerdiel non era mai stata una faerie di molte parole, persino al Santuario di Kaleanae -il luogo sacro a cui apparteneva ed in cui si sentiva protetta- era occasione più unica che rara vederla intrattenersi in chiacchiere o preghiere assieme a qualche visitatore, ma possibile che le risultasse così difficile parlare? Non ricordava fosse così arduo articolare anche solo una frase di senso compiuto davanti a qualcuno, eppure ora eccola lì, impacciata come mai prima a farsi vincere dal panico e dalla confusione che regnavano incontrastati nella sua testa. E tutte le sue inutili ansie non facevano altro che crescere ed ingigantirsi al pensiero di rendersi ridicola agli occhi del bardo comportandosi in quel modo. Oh Benedetta Kaleanae non voleva finire per farsi disprezzare da quell'individuo così singolare -da Ringìl le ricordò con dolcezza una flebile voce dentro di lei-, ma come poteva anche solo pensare di riuscire a calmarsi confusa com'era? Oh, se solo il su velo non l'avesse tradita abbandonandola...
    Mordendosi sconsolata il labbro inferiore abbassò lo sguardo quasi a voler concentrare la già scarsa attenzione verso il fogliame caduto a terra, socchiudendo gli occhi rassegnata suo malgrado alla propria inettitudine mentre un sospiro avvilito abbandonava la piccola bocca. Era sinceramente delusa da se stessa, non avrebbe mai voluto mostrarsi in quel modo al bardo, lui che era stato così gentile nei suoi confronti senza nemmeno conoscerla.
    Sgranò poi gli occhi magenta incredula nel percepire nuovamente un familiare e quasi inesistente peso sul proprio capo; possibile che... Portò lenta le mani sulla propria testa a tastare con delicatezza quel pezzo di stoffa tornato a lei a cui si sentiva così profondamente legata, tornando successivamente ad alzare il viso e donare al ragazzo un luminoso sorriso pieno di gratitudine per quel suo gentile gesto.
    «Grazie» fu tutto quello che riuscì a dire a fil di voce mentre abbassava lentamente le mani per tornare a poggiarle sulla propria gonna, inspirando profondamente quasi fosse appena rinata a nuova vita. Era come se quel leggero velo la stesse finalmente liberando da tutte le angosce e le paure insensate che ne avevano attanagliato l'animo durante la sua assenza. «Oh cielo, no! Io non ho paura di voi Ringìl è solo che... è da molto tempo che non mi mostro ad un essere vivente di qualsiasi specie senza velo. Mi dispiace per il mio comportamento, io... io davvero non volevo offendervi in alcun modo, solamente che... non son abituata a mostrami in questo modo. Io mi fido di voi, come anche la Natura che ci circonda ha fiducia in voi, perché mai dovrei temervi?» riuscì a dire quasi senza pause in risposta alle preoccupazioni altrui. Come poteva diffidare della sua genuinità, della sua gentilezza, della sua indulgenza?
    «In...paese?» si alzò in piedi seguendo l'esempio del bardo, accettando quel silenzioso invito delle sue mani guardandolo inizialmente confusa prima di sbattere più volte le palpebre dopo aver ascoltato quell'insolita domanda. «No, io non ho mai avuto il coraggio di allontanarmi così tanto...» però quante volte aveva sognato di mescolarsi tra la folla di viandanti ed esplorare uno di quei luoghi in cui gli umani si incontravano e scontravano senza sosta. Se solo non fosse stata così impaurita da quella vita di cui non conosceva nulla se non vaghissime e scarse nozioni...
    «Perché me lo chiedete?» domandò inclinando un poco la testa di lato, incuriosita da quelle parole. Cosa aveva in mente Ringìl?
    « Naerdiel Eäriorith »Elfo • 95 anni • Arcadia • Sacerdotessa di Kaleanae • scheda ☆Role scheme © only for garden of memories gdr
     
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    - Sì, in paese! - incalzò mancando di garbo, quel poco che il suo entusiasmo portò a fargli alzare la voce e a tirare Naerdiel verso di sé, in quell'abbraccio saldo di dita e speranze, speranze cattive che desideravano sentirsi dire che no, la Faerie non era mai stata nel villaggio vicino e quindi, completamente digiuna delle sue meraviglie, sarebbe stata facilmente impressionabile. Oh, le sue labbra tremavano alla sola idea di poterle mostrare le luci, i colori, i sapori..!
    Le portò l'indice della mano destra alla bocca, più a voler zittire la sua insicurezza e i suoi timori che a mancarle di rispetto chiedendole di cucirsi la lingua al palato e di non parlare, poi prese nuovamente le sue mani e la invitò a seguirlo, non prima di averle snocciolato un veloce ma dolce - è un segreto! - seguito da un occhiolino.
    Ringìl rallentò solo un istante per chinarsi a raccogliere il suo fido liuto, mai ignorato in quel modo e per tanto tempo prima di allora, metterselo in spalla e riprendere a camminare verso il confine ovest della foresta; teneva Naerdiel per mano con estrema dolcezza e spontaneità, quasi come se si fossero conosciuti da una vita e da una vita fossero amanti, noncurante della sua timidezza, ma sempre pronto a confortarla coi suoi lunghi sorrisi e le sue carezze. Ogni tanto infatti -se avesse contato i suoi passi si sarebbe accorto che si fermava con cadenza quasi regolare- si voltava a guardarla in quelle pozze magenta che erano i suoi occhi, sorridendole entusiasta come un bambino e lasciando scivolare le dita tra i suoi capelli.
    - Non temete. - le disse con voce calda e rassicurante - Nonostante tutto gli umani non mordono e vi accompagnerò nuovamente nella foresta se mi permetterete di essere la mia dama, per oggi. E poi non c'è nulla di cui aver paura, ci sarò io con voi, in ogni momento. Potete confidare in me. -
    Il bardo non si rese conto di quanto retorica fosse la sua domanda, visto che trascinandosi dietro Naerdiel a passo sostenuto e stringendo prima le sue dita poi i suoi capelli non le aveva dato minimamente il tempo o il modo per protestare, ma era stato più che sincero con lei: non avrebbe permesso a niente e nessuno di ferirla, importunarla o chissà cos'altro, e una volta finita la loro piccola gita in paese l'avrebbe accompagnata fino in capo al Mondo pur di non farla tornare da sola a casa.
    Man mano che la foresta lasciava spazio all'area rurale che circondava il villaggio gli alberi si diradavano e il tappetto variopinto di foglie lasciava il posto ai campi di grano e segale; le spighe dorate e l'odore della terra mossa e rivangata mozzavano il fiato, l'oro si mischiava al marrone in colline di cioccolato al riso soffiato.
    Dove le piane non erano coperte dal manto aureo erano invece puntellate dai filari delle viti, alcune ancora piene dei succosi grappoli di uva rossa e bianca, altri già spogli e scheletriti come steccati di legno e filo spinato; come bucaneve dopo l'inverno, numerosi spaventapasseri vestiti di stracci o a festa spuntavano dalle alte onde di spighe ed erba secca.
    Non c'era altra via veloce come quella per arrivare in paese, ma anche se ci fosse stata avrebbe preso quella strada: sperava che gli scorci di un insediamento dedito alla vita contadina, nella loro semplice e violenta bellezza, potessero meravigliare Naerdiel come lo avrebbero fatto le potenti immagini della Sagra. In fondo chi non apre la bocca e china il capo davanti a un tramonto rosso decorato da stormi di cornacchie che si specchia in sterminati campi di grano e casette di mattoni e pietra?
    Ringìl lanciava veloci occhiate sotto al velo nero della Faerie per bearsi del suo sguardo, che sperava sempre di trovare perso nella natura dai toni aurei e pieno di stupore e meraviglia, e per non cadere in astinenza dai suoi occhi rossastri. A dire il vero era già difficile per lui trattenersi dal baciarla in mezzo a quell'oceano di grano dorato, immersi nell'atmosfera calda e arancione del Sole dormiente, almeno cercava di combattere quel bisogno intenerendosi davanti alla sua sorpresa.
    - Siamo quasi arrivati. - disse dopo un'eternità infrangendo il silenzio delle loro bocche, mentre l'aria attorno a loro era animata dal vento che piegava le spighe e si infiltrava tra le loro preghiere, dal gracchiare degli uccelli neri e dai versi più disparati degli animali allevati nelle fattorie vicine - Vi piace qui? - le chiese incondizionatamente, conscio che presto la stessa domanda avrebbe lasciato le sue labbra per schiaffeggiare Naerdiel sulle guance perché si riprendesse dal vortice di colori, profumi e luci della Sagra, ne era certo, anche se ancora non aveva raggiunto il culmine della festa. Magari avrebbe reagito con nonchalance e si sarebbe divertita a girare per le strade e tra le banchette, ma ne dubitava fortemente.
    « RINGÌL ÚMARTH »mezzelfo • 28 anni • Arcadia • bardo • scheda ☆Role scheme © only for garden of memories gdr


    Edited by ~Huck. - 13/5/2017, 00:38
     
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